E poi all’improvviso.. quanto non ti aspetti accade. Inizia l’invasione armata. Iniziano a cadere i missili che distruggono tutto quanto hai di più caro. Cosa pensi in quegli attimi? Scappi più lontano che puoi, lasci tutto li, non ti volti indietro. Vedi i tuoi amici morire, e non hai nemmeno il tempo per piangere. I primi giorni sono stati i più duri, ma poi razionalmente hai pensato a cosa fare. E decidi la cosa più difficile: lasci andare tuo figlio. C’è una tua amica che parte.. lei ha la macchina e due figli. In macchina ci sta anche il tuo ragazzo. Starà più al sicuro se non sta li.. E lo lasci andare. Lo saluti. E poi piangi.
Il tempo passa, la guerra non accenna a diminuire. Le fatiche aumentano. Il pericolo non cessa.
I giorni diventano settimane, le settimane diventano mesi. A distanza, continui a comunicare con lui, dicendogli di restare forte e di non mollare. Che presto finirà tutto.
Riesci a scappare anche tu, riesci ad andare in Polonia dove trovi asilo. Passano ancora altri due mesi per ottenere un passaporto nuovo, perchè il tuo è dentro le macerie e senza quello non ti puoi muovere. Ma poi arriva.
E finalmente prendi un aereo e poi un treno fino a Padova, per andare a prendere il tuo ragazzo.
E quando lo vedi, piangi e lo stringi in un abbraccio lungo un anno.
Questa è l’essenza del nostro lavoro
Dativa, Riccardo, Norma, Andrea
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